E il Wwoof arrivò a Rovescala
A priori: social network non è soltanto Facebook. Anzi: le reti sociali vengono molto prima e sono qualcosa che si tocca, rapporti diretti fra persone, cooperazione, scambio, lavorare insieme, coordinamento, rete.
Il Wwoof è un network di questo genere, ma che fa uso degli strumenti informatici per creare connessioni. In provincia di Pavia esistono 5 suoi host, su un totale di circa 12.000 host diffusi in 51 Paesi del mondo. In Oltrepò Pavese gli host sono 3.
Uno di questi è l’azienda agricola di Barbara Avellino a Rovescala (www.barbaravellino.it). E ora spieghiamo di cosa si tratta.
La parola Wwoof è un acronimo che sta per World Wide Opportunities on Organic Farm. Si tratta di un movimento nato in Inghilterra negli anni ’70 e che ha raggiunto dimensioni mondiali, tanto da essere organizzato ormai come una Federazione. Il suo scopo è quello di mettere in relazione progetti rurali e volontari che intendono apprendere le tecniche e i ritmi di tali realtà. La caratteristica imprescindibile di ogni progetto rurale che entra nel network Wwoof è la naturalità, cioè l’applicazione di metodi a scarso o nullo impatto ambientale.
Ogni progetto, cioè ogni farm/azienda rurale è un host, cioè un ospitante. I volontari che decidono di vivere l’esperienza negli host sono definiti “Wwoofers”. Sia Wwoofers sia Host devono essere iscritti al Wwoof per diventarne parte attiva. Il Wwoofer può scegliere fra un elenco in rete ( www.wwoof.it per l’Italia, www.wwoofindependents.org per informazioni internazionali) la propria destinazione in base ai propri interessi, ad esempio l’allevamento, la coltivazione dei campi o quella delle viti. Attualmente i Wwoofers iscritti sono 80.150. Scelta la fattoria, il contatto fra Wwoofer e host diventa diretto per coordinare il soggiorno.
Lo scopo non è quello del lucro: il Wwoofer non paga per la sua permanenza in fattoria, che mediamente ha la durata di 10 giorni e comprende vitto e alloggio. Ciascuna fattoria ha però le sue caratteristiche, al di là dello standard medio ed è questa la ragione per cui risulta indispensabile il contatto diretto fra Wwoofer e Host. Non si tratta di una vacanza ma di una risorsa per entrambe le parti: il Wwoofer decide consapevolmente di imparare, lavorando a fianco del proprietario dell’azienda, metodi agricoli naturali.
Lo fa condividendo la vita dell’azienda. Il Wwoof pone in movimento ogni anno migliaia di persone, che non soltanto lavorano volontariamente in azienda ma che approfondiscono la conoscenza del territorio ospitante. Barbara Avellino, ad esempio, mette a disposizione dei suoi ospiti alcune biciclette, ma anche materiale cartaceo di approfondimento, cartine, suggerimenti di itinerari e luoghi da visitare. “Tre ettari e mezzo di vigneti di proprietà e da quest’anno produco anche miele”, spiega Barbara, imprenditrice agricola giunta in Oltrepò Pavese nel 2008 dopo una lunga esperienza di lavoro come restauratrice a Milano. “Doveva essere una seconda casa e invece…”: invece, ora, per Barbara la casa di Rovescala è la prima, il luogo del lavoro e dei progetti. Con un’attenzione ai vini rossi (Bonarda, Croatina, Pinot nero, Buttafuoco, Rosso Riserva da Barbera, Croatina e uva rara) ma anche al Metodo Classico a base Pinot nero. L’attenzione va anche ai vitigni, soprattutto a quelli che contano vari decenni, “le viti vecchie”, come le definisce Barbara stessa e che sono oggetto di uno studio di conservazione e proliferazione, essendosi dimostrate molto resistenti alle malattie. Il tutto all’insegna dei ritmi delle stagioni e del clima. “La mia produzione non è biologica certificata – spiega Barbara – ma il mio vino nasce in vigna, dall’osservazione delle piante, senza forzature e con una riduzione drastica dei trattamenti”. In Oltrepò, Barbara – con pochi altri, per ora – ha portato il Wwoof e il suo principio di comunità globale sostenibile. E il mondo è un po’ più vicino.
- 21 Marzo 2014
- ©InfopointStradella