“Natura docens”: così erano i vignaioli dell’ ‘Ottocento in Oltrepò
E’ un saggio prezioso per i suoi contenuti il libro di Luciano Maffi “Natura docens – Vignaioli e sviluppo economico dell’Oltrepò Pavese nel XIX secolo” (FrancoAngeli, Milano, 2012 – pagine 199) ed è un testo indispensabile per chi vuole conoscere l’evoluzione della vitivinicoltura in Oltrepò Pavese nel secolo determinante per la configurazione della sua attuale identità. Luciano Maffi è ricercatore presso il Dipartimento di Economia e Management dell’Università degli Studi di Brescia e collabora con il Dipartimento di Scienze storiche e filologiche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Nel 2010 è stato autore del libro “Storia di un territorio rurale. Vigne e vini dell’Oltrepò Pavese. Ambiente, società, economia”, sempre edito da FrancoAngeli, e che rappresenta un altro testo utile alla comprensione del territorio Oltrepò. La prefazione al libro di Maffi è scritta da Mario Taccolini dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. La chiave di lettura del testo di Maffi è indicata da Taccolini nelle prime righe della sua prefazione: “Nessuna delle aree a spiccata vocazione viticola della Lombardia incarna quel ruolo di territorio di confine che per ragioni strettamente storiche compete all’Oltrepò Pavese, di volta in volta pertinenza – nei secoli passati – del ducato di Milano, della Spagna, dell’Austria, del Regno di Sardegna, dei dipartimenti napoleonici, poi di nuovo degli Stati Sardi prima di approdate, con l’unificazione nazionale, alla provincia di Pavia”. Deriva da questo il non insolito imbattersi nella definizione di “Antico Piemonte anche su etichette di vini stampate sino a qualche decennio fa. Nel suo inquadramento introduttivo, Taccolini accenna ai vitigni predominanti in Oltrepò sino alla comparsa di oidio, peronospora e fillossera: si trattava di Moradella, Croatina e Ughetta, ma anche di “Dolcetto o Barbera di matrice nettamente piemontese”. Le malattie della vite “se da un lato hanno spazzato via antiche certezze” scrive sempre Taccolini, videro “l’affacciarsi sulla scena locale di un vitigno di importazione, quel Pinot nero che qui trova terroir idoneo e del quale attualmente l’Oltrepò Pavese ambisce essere uno dei massimi produttori a livello mondiale, secondo solo – stando a valutazioni statistiche – alla Borgogna”. Il libro di Maffi si compone di cinque capitoli, dedicati al rinnovamento colturale e tecnico dell’agricoltura, alla produzione e commercio di uva e vini, al territorio e alla promozione dei vini, all’istruzione agraria e a una delle vicende produttive e aziendali più emblematiche e significative della zona, quella dell’attuale azienda Montelio di Codevilla, con particolare attenzione al suo fondatore Domenico Mazza. Fu proprio Domenico Mazza a produrre, ad esempio, uno Champagne, così indicato in etichetta, a partire dagli anni ’70 dell’ ‘800, vino che ottenne il Diploma di 1° grado e Coppa di onore alle Esposizioni Riunite di Milano del 1894. Il libro è corredato da tavole ricavate da documenti dell’epoca, nonché da alcune tabelle relative alla produzione agricola in Oltrepò nel periodo oggetto dello studio.
- 24 Marzo 2014
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